Sono un migrante a tutti gli effetti. L’ho realizzato già tempo fa. Da anni, infatti, vivo all’estero tra Europa, Africa e un breve periodo in Asia. Diventa una condizione permanente, anche quando torno in Italia. Difficile da spiegare: i concetti di estero e di straniero diventano malleabili, si assottigliano.
Sono stato per qualche settimana in Brasile. L’occasione è stata l’incontro del gruppo “Dal Farra e affini nel Mondo” a Botucatu il 26 e 27 luglio. Quella del 2025 è stata la prima edizione fuori dalla Valbelluna. E la mia prima. Così mi sono recato a Botucatu, a circa tre quattro ore di bus dalla megalopoli di São Paulo, nell’“interior”. Ci sono arrivato il 21 di luglio con un aereo confortevole partito da Johannesburg, in Sudafrica, che avevo raggiunto su un piccolo aeromobile in circa cinquanta minuti di volo da Maputo, la capitale del Mozambico.
Un viaggio ben diverso da quello che i nostri antenati Dal Farra, come altri veneti, fecero a partire dalla fine del XIX secolo, senza sapere esattamente dove stessero andando, senza parlare la lingua portoghese, solo con le poche cose che possedevano e la tristezza di dover lasciare le montagne, il Piave, i propri cari.
Quello di Botucatu è stato un momento di riflessione molto importante, che ha superato ogni mia aspettativa. Un momento in cui in una settantina di Dal Farra e discendenti ci siamo conosciuti, abbracciati e ascoltati. Nel 2024 sono stati celebrati i centocinquant’anni di emigrazione italiana in Brasile, ma un dato che mi ha sorpreso è che a Botucatu e nelle colline circostanti circa il settanta per cento della popolazione ha origini italiane e, per tanti, bellunesi. Non ci ho messo molto a trovarne le tracce.
È stato proprio percorrendo la strada veloce “Rodovia Gastão Dal Farra” che il bus da São Paulo ha fatto arrivo a Botucatu. Gastão fu professore, artista e persona particolarmente amata di questa città, era il padre di un gruppo di sorelle che hanno partecipato all’organizzazione del nostro ritrovo.
In cima al paese avevo preso una stanzetta in una “pousada” a due passi dalla cattedrale che è fiancheggiata dalla via “José Dal Farra”. Il primo giorno ho fatto colazione nel panificio “Belluna”. Incontrando le persone al raduno, in momenti di scambio e narrazione che ricordano il filò, ho trovato un pezzo di Belluno, e tante nuove cugine e cugini. Mi hanno fatto molte domande, la curiosità e il desiderio di ritrovare le radici lontane sono grandi.
Con una buona feijoada (piatto tipico a base di fagioli), un churrasco brasileiro (grigliata di carne) e dell’allegra caipirinha abbiamo ballato e cantato. E ci siamo promessi di trascrivere tutti questi racconti, e farli conoscere, per capirne il contesto e gli aspetti spesso poco noti, e come queste storie si intreccino arrivando fino ad oggi. Possiamo trarne ispirazione per costruire un presente e un futuro con più umanità, amicizia e compassione, rispetto per le persone e per la natura.
Vorrei ringraziare tutte e tutti per l’accoglienza unica che ho ricevuto in Brasile, per avermi fatto sentire a casa. E per l’organizzazione meticolosa fatta con il cuore e il tanto lavoro di ricerca genealogica svolto a partire dal 2016, quando nacque il nostro gruppo. È stato emozionante rivivere queste storie, che forse ho potuto comprendere un po’ più da vicino anche grazie alla lingua, e a una prospettiva che ho acquisito dopo tanti anni di mia migrazione in cui sempre sono stato “straniero”. Di sicuro anche grazie alle storie dei miei nonni che da piccolo vedevo ingenuamente in bianco e nero.
Spero di poter essere stato all’altezza di rappresentare anche i/le Dal Farra di Belluno che non hanno potuto partecipare in Brasile. Ho cercato di rispondere alle tante domande e curiosità su Belluno e le valli, la nostra lingua Belumata, la nostra storia, il clima, il cibo e le origini di questo cognome longobardo.
In questo processo di ricerca e affetto di una famiglia allargata che abbraccia diversi continenti abbiamo chiuso l’evento esprimendo la speranza che la nostra iniziativa possa essere un’ispirazione e un seme di amicizia tra i popoli. E già pensiamo al prossimo raduno.
Um abraço da un Bellunese nel mondo, Enrico




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