Non tutta la tecnologia… viene per nuocere. Infatti anche chi non è avvezzo ad utilizzare materiali radiofonici (detti podcast), diffusi via internet e scaricabili per riascoltarli, dovrà convenire che tali strumenti sono di grande aiuto, per esempio, per sdoganare dal dimenticatoio vari aspetti della storia dell’emigrazione italiana nel mondo. Soprattutto perché, in tale modo, alla narrazione a tavolino, tratta da testi pubblicati, si possono aggiungere anche voci vive che raccontano le loro esperienze e dei loro familiari nel campo migratorio.
Tale considerazione ci viene sollecitata da un’interessante iniziativa di Rai Play Sound che ha ideato un podcast originale nel quale si sono accesi i riflettori sull’epopea dell’emigrazione italiana degli anni ’50. L’iniziativa si deve alla valentìa di Cristiano Barducci, giovane sceneggiatore bolognese che ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Ne è uscito “La Grande Famiglia”, programma radiofonico per italoamericani “arricchito da un eccezionale archivio sonoro” che “esplora come la trasmissione radiofonica ideata a New York abbia connesso migliaia di famiglie separate dall’oceano”. Tutto parte negli anni ‘50 quando una radio di New York lancia, per l’appunto, “La Grande Famiglia”, un programma sponsorizzato da un’azienda di pomodoro. In cambio di dieci etichette come prova d’acquisto sono registrate le voci dei parenti in Italia. Senza gli ausili audio di oggi il programma rappresentò per molti l’unico legame con la terra d’origine.
Quarant’anni dopo, nel 2022, Cristiano Barducci incrocia migliaia di registrazioni della trasmissione incise su disco e custodite negli Stati Uniti. Così stimolato Barducci avvia una ricerca che “riannoda i fili di memorie personali e collettive, trasformandosi in un racconto universale sull’emigrazione e sull’identità”. Ad esempio nel quinto episodio, intitolato “La voce di Bianca”, si racconta una storia che parla bellunese. Nel 1954, Linda Capraro, residente in New Jersey, spedisce dieci etichette di pelati per far registrare un messaggio ai suoi parenti di Castion. Barducci, tramite uno storico locale, ha modo di far ascoltare la registrazione in paese. Sorpresa: la sorella di Bianca ne riconosce, tra le altre, la voce della sua consanguinea, scomparsa da alcuni anni e bambina all’epoca della registrazione.
Dal 13 gennaio “La Grande Famiglia” è in onda su Rai Play Sound e il presidente dell’Abm Oscar De Bona invita tutti “ad ascoltare questa serie radiofonica… che è un viaggio emozionante nel tempo e nello spazio per celebrare i legami familiari e la resilienza di chi ha attraversato mari e continenti”.
Ci colpisce, tra le altre emozioni suscitate dall’ascolto di quelle voci lontane, il titolo dell’iniziativa perché vi ravvisiamo una singolare vicinanza con l’appellativo che nel 1966 l’allora Associazione Emigranti Bellunesi diede ai nuclei fondamentali della sua struttura associativa sparsi per il mondo. All’epoca si discusse molto e, tra le diverse proposte, emerse proprio quella di “Famiglie Bellunesi”, ma anche l’intero arcipelago Abm è tutt’oggi una “Grande Famiglia”. Questo termine “Famiglia” assume oggi un alto significato e stimola tutti noi a ridargli corpo e ruolo nel contesto di una società dove fatica a riemergere ed affermarsi quale comunità base di valori e di sentimenti.
Tutto ciò dimostra come la “Famiglia” sia sempre stata un punto di riferimento saldo e costante nel mondo migratorio, molto spesso un’ancora di salvataggio, un conforto dello spirito e materiale, un motivo di speranza. In definitiva accostare tra loro i termini “Emigrazione” e “Famiglia” ha ancora un senso ben preciso che attraversa le vicende di intere generazioni di migranti per scrivere una storia le cui pagine continuano ad essere aperte.
Dino Bridda, direttore responsabile “Bellunesi nel mondo”




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