Quando i nostri lettori leggeranno questo editoriale non sappiamo quale sarà la situazione in Ucraina e nella striscia di Gaza e se le armi saranno state messe a tacere. Comunque sia, un’auspicabile e ravvicinata fine delle ostilità non può farci dimenticare quanto è accaduto in quelle due martoriate contrade. Immagini e narrazioni, colpendoci allo stomaco ripetutamente, ci hanno quasi abituati ad una sorta di pericolosa assuefazione.
Si potrà obiettare che ciò non è una novità perché è la logica spietata della guerra. Prove inconfutabili si ebbero già nei due confilitti mondiali del 900. Si fatica però ad abituarsi perché questa volta tocca a noi doverci sostituire ai nostri nonni della Grande Guerra e ai nostri padri del secondo conflitto mondiale.
Mentre le trattative di pace sono continuate ininterrottamente le bombe colpivano obiettivi civili, gente inerme, sfollati, feriti, creando vittime innocenti. Qualcosa di simile avvenne anche nel 1915-18 e nel 1940-45, ma c’è una differenza: di quelle vicende belliche la comunicazione fu sempre scarsa, bugiarda e strumentale. Oggi tv e social mettono a nudo la tragedia di fronte alla quale nessuno di noi può avere il coraggio di voltare il viso dall’altra parte. Già, «La guerra è lontana, non ci coinvolge». Sic!
Non è accettabile vedere bambini e donne disperati con un tegame, una pentola, un qualsiasi contenitore teso a chiedere cibo, mentre altri, più deboli, stanno morendo di fame sopra le macerie della loro casa o dentro una tenda improvvisata. Ogni giorno le vittime di tutto ciò ci hanno mostrato i loro occhi disperati ormai depauperati di lacrime, abbandonati, scavalcati da chi ha più energie. Tutto ciò ha messo a dura prova la nostra coscienza, mentre i governanti parlavano di «faticosa ricerca della pace» e non fermavano le armi!
A proposito di fame. Nella Grande Guerra la fame fece strage (vedi l’an de la fan), ma oggi non regge l’alibi della mancanza di cibo che allora colpì eserciti e popolazione civile. Oggi si nega il cibo a chi è mal nutrito facendone un’arma micidiale quasi più delle bombe. Nel frattempo la guerra spietata dei sacchi di farina negati alla povera popolazione affamata ha messo in scena tutto il campionario possibile della disumanità: in questa “legge della giungla” stavolta vince Golia contro un Davide inerme.
Pensavamo che l’uomo carnefice di se stesso avesse già da tempo raggiunto l’abisso più totale durante la guerra nell’ex Jugoslavia degli anni 90 del secolo scorso. Allora furono visti all’opera anche i cosiddetti tourist snipers (turisti cecchini), persone ignobili che pagavano per essere introdotte in città e sparare alla popolazione dai palazzi più alti e dalle colline circostanti. Lo testimoniò il docufilm Sarajevo Safari che solo nel 2022 portò alla ribalta quello scandalo. Quegli improvvisati cecchini ferirono 1.030 persone e ne uccisero 225, compresi 60 bambini. Tra quei cecchini c’erano anche degli italiani sui quali ha indagato la Procura di Milano. Più di così…
Papa Leone XIV, che invoca una pace disarmata e disarmante, ha detto che l’umanità non può più sopportare la guerra. Sopportare nel senso di supportare, condividere e avallare le ragioni dei conflitti. Ma anche nel senso di subire ulteriori sacrifici, fame in primis. Gli antichi Romani avevano ragione: “Homo hominis lupus”, ovvero l’uomo è lupo per l’uomo. Ma, citando Primo Levi di Se questo è un uomo, chi è il vero lupo? Una belva travestita da umano. Anzi, da spietato disumano…



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