Sap 9,13-19; Sal 89; Fm 9,10.12-17; Lc 14,25-33
- Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di terminare il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere la pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Commento
Gesù, nel vangelo odierno, ci invita a riflettere sulla radicalità della sua sequela. Siamo ormai in viaggio con lui verso Gerusalemme e qui egli si rivolge a quelle folle che camminano con lui e che devono compiere una scelta radicale, ovvero diventare suoi discepoli. La sequela del Signore è per tutti, non solo per alcuni privilegiati. Il Vangelo è rivolto a tutti e a ciascuno di noi, perché tutti siamo chiamati a metterci alla sequela del Signore.
Gesù però non illude nessuno: seguire lui costa! E non solo perché il discepolo deve mettere in conto la croce, ma anche perché deve operare delle scelte radicali che toccano la vita. Nessuno può essere suo discepolo se non lo ama più del padre, della madre, della moglie, dei figli, dei fratelli, delle sorelle e perfino della propria vita. Gesù non dice che non dobbiamo amare queste persone, ma afferma che per seguirlo occorre metterlo al primo posto, prima di ogni altra cosa e di ogni altro affetto.
Il discepolo non può appartenere a Cristo solo in parte. La sequela del Signore non ammette mezze misure, né compromessi. Per seguirlo occorre prendere la propria croce, che non è la somma delle nostre sofferenze, ma la decisione di vivere fino in fondo la logica del Vangelo. È la logica del dono di sé e dell’amore che giunge fino al sacrificio totale, senza trattenere nulla per sé.
Gesù ci invita inoltre a riflettere seriamente sulle nostre possibilità, come chi vuole costruire una torre o come un re che deve affrontare una guerra: se non calcola bene le proprie forze rischia di fallire. Così anche noi, prima di metterci alla sua sequela, dobbiamo riflettere seriamente e valutare se siamo disposti ad accogliere fino in fondo le esigenze radicali del Vangelo.
La sequela del Signore è un dono grande, ma impegnativo. Essa richiede una decisione radicale e definitiva, che coinvolge tutta la nostra vita. Solo così potremo essere suoi veri discepoli e partecipare alla sua missione di salvezza nel mondo.


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