Anna Paola Zugni-Tauro. La Signora della Cultura

Irene Savaris | 28 aprile 2025 alle 11:06 | 0 commenti

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Una nuova figura femminile della nostra Provincia è ora presente nella libera enciclopedia Wikipedia, grazie all’impegno del Soroptimist Club Belluno-Feltre il quale, aderendo ad una iniziativa a livello nazionale, da alcuni anni sta cercando di dare visibilità a donne che, con il loro impegno in vari settori, abbiano raggiunto risultati di eccellenza e possano fungere da esempio alle nuove generazioni. La professoressa Anna Paola Zugni-Tauro figura meritatamente tra di esse. Per ricordarla, in occasione dell’8 marzo, è stata organizzata una conferenza, alla Galleria Rizzarda di Feltre, durante la quale è emerso un quadro ampio e variegato di questa grande Signora della cultura: fonte inesauribile di idee e iniziative. Donna infaticabile, legata fortemente al suo territorio – il Feltrino – aveva una visione ampia, globale, che andava aldilà di una mentalità provinciale. La pagina su Wikipedia ora le rende omaggio, e va dato merito alla socia soroptimista Daniela Signori per il minuzioso lavoro di ricerca effettuato. Nata a Feltre nel 1931, morta nel 2017 a Venezia, dove si era trasferita dopo il pensionamento, lascia una ricca e duratura eredità ai posteri. Discendente della nobile famiglia Zugni-Tauro, consapevole del suo lignaggio, non arretrava davanti alle difficoltà e può essere considerata un’antesignana della parità di genere.
Per conoscerla meglio, abbiamo intervistato la giornalista Franca Visentin, sua amica e collega, con la quale ha collaborato per tutta la vita.

Anna Paola Zugni-Tauro è stata docente universitaria, storica dell’arte, scrittrice, giornalista, organizzatrice di eventi di respiro internazionale, e non solo. Ce ne può descrivere alcuni?

Scrivere di Anna Paola, cercando di evidenziare gli eventi che ne hanno caratterizzato l’impegno culturale e civico, è come cercare di affondare una mano all’interno di un forziere pieno di pepite d’oro, per raccoglierne due o tre, nella speranza che siano le più lucenti e soprattutto le più pesanti.
Una vita dedicata anche alla difesa del territorio che nel 1972 ha trovato nell’istituzione del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi la realizzazione più significativa di un’attività che nel 1980 ha preso le mosse dalla presentazione di un disegno di legge che prevedeva l’istituzione di otto parchi nazionali e tra questi quello delle Dolomiti bellunesi, costituito da oltre 17 mila ettari, acquisiti al patrimonio dello Stato negli anni 50-60. Consigliera nazionale di Italia Nostra, già dal 1978, si alleò con Alessandro Merli, allora capoufficio di Belluno per la gestione delle foreste demaniali e insieme diedero vita a numerose iniziative che, tra l’altro, si concretizzarono nel 1984 con la mostra e il volume “I monti del sole”. In quegli anni si registrò un crescendo di esposizioni, tavole rotonde, conferenze, interviste e presentazioni televisive fino all’istituzione del Parco, nel 1990.
Dalla difesa e valorizzazione del territorio, alla campagna per il restauro degli affreschi che decorano le facciate del Centro storico ma anche gli interni dei palazzi, per opera di artisti quali Lorenzo Luzzo, Pietro de’ Marascalchi, Giovanni e Marco da Mel.
Allo scopo riuscì a portare in città un gruppo di restauratori, i cosiddetti “Velluti”, ai quali affidò non solo il restauro della facciata del palazzo Salce – Aldovini – Mezzanotte ma anche e soprattutto del restauro del soffitto del Teatro de la Sena, iniziato nel 1971 ed oggi visibile nella sua prestigiosa ricollocazione.

Quale ritiene sia il suo lascito più importante?

Troppo difficile operare una scelta, pensando all’incredibile ricchezza dell’eredità che, come docente, ha lasciato ai suoi studenti universitari, formati non solo nelle aule ma portati per mano a conoscere i più importanti tesori dell’arte con i viaggi di studio in tutta Europa, dalla Borgogna, all’Irlanda e a Parigi, a Vienna, a Dubrovnik, per citarne solo alcuni. E, come donna impegnata nella salvaguardia del patrimonio artistico e culturale della città, la campagna per il restauro dei due musei cittadini. Campagna che le attirò odio e amore tra i componenti delle varie amministrazioni civiche, al punto da “costringerla”, nel 1990, a dimettersi dall’incarico gratuito di Conservatrice dei musei e più tardi a lasciare Feltre per trasferirsi a Venezia.

Irene Savaris

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