Gianni Secco: cinque anni dopo, l’eredità culturale dei Belumat

Marco Crepaz | 24 marzo 2025 alle 22:04 | 0 commenti

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Il 27 marzo 2020, la provincia di Belluno ha perso una delle sue figure culturali più rappresentative: Gianni Secco, noto per essere stato, insieme a Giorgio Fornasier, parte del duo musicale dialettale I Belumat. A cinque anni dalla sua scomparsa, il suo lascito artistico e culturale continua a essere un punto di riferimento per la comunità veneta.

Nato nel 1946, Secco è stato un artista poliedrico: ricercatore, etnomusicologo e gastronomo. Con I Belumat, fondati ufficialmente nel 1972, ha composto oltre un centinaio di brani in dialetto bellunese, diventati parte integrante della tradizione musicale della Val Belluna e del Veneto. Il duo ha portato la cultura veneta in tournée internazionali, esibendosi in paesi come Brasile, Stati Uniti, Canada, Australia e molti altri.

Oltre all’attività musicale, Secco ha presieduto l’Associazione Culturale Internazionale Soraimar e fondato il Centro Studi e Documentazione Riti e Carnevali di Montagna, contribuendo significativamente alla ricerca e alla preservazione delle tradizioni locali. La sua passione per la cultura popolare si è manifestata anche attraverso la conduzione di programmi televisivi come “A Marenda co i Belumat”, che ha ospitato importanti realtà culturali del Veneto.

Oscar De Bona, presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, ha ricordato Secco con queste parole: «Già a partire dagli anni ’60, quando tutti guardavamo al mondo come la nostra patria comune, Gianni Secco ci aveva insegnato ad essere, prima di tutto, bellunesi. Lo fece con le armi dello studio, della ricerca, della poesia e dell’ironia cercando di scuoterci da quell’apatia che spesso ci auto esclude dal contesto generale, perché i bellunesi non amano la ribalta».

A cinque anni dalla sua morte, l’eredità di Secco continua a vivere attraverso le sue opere e l’impegno nella valorizzazione della cultura veneta, rappresentando un esempio duraturo per le future generazioni.

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