Le cooperative sociali della montagna bellunese lanciano un appello per il futuro dei servizi territoriali. Attraverso Confcooperative Belluno e Treviso, richiamano l’attenzione sulle difficoltà che stanno affrontando nel garantire assistenza, inclusione lavorativa, servizi educativi e cura delle persone fragili nelle comunità alpine.
Da oltre quarant’anni, queste realtà rappresentano un presidio essenziale nelle aree montane, contribuendo alla tenuta sociale ed economica del territorio. Il Bellunese vanta una lunga tradizione cooperativa, che affonda le radici nell’Ottocento e che ancora oggi testimonia l’importanza della mutualità come risposta ai bisogni delle comunità.
Le criticità evidenziate riguardano soprattutto la sostenibilità economica dei servizi: i corrispettivi non coprono più i costi reali, mentre l’incertezza nella distribuzione delle risorse pubbliche rende complessa la programmazione. A ciò si aggiungono la difficoltà nel reperire personale qualificato e il peso crescente degli adempimenti amministrativi.
Un ulteriore nodo è rappresentato dagli appalti pubblici, che in molti casi favoriscono criteri puramente economici, mettendo in secondo piano il valore del radicamento territoriale e il ruolo sociale delle cooperative.
«Le cooperative sociali si trovano spesso a dover conciliare responsabilità imprenditoriali e finalità sociali, senza un quadro normativo e operativo sufficientemente chiaro» osserva Luca Sartorato (nella foto), presidente di Federsolidarietà Belluno e Treviso. «Se si chiede loro di concorrere alla costruzione dei servizi, è necessario riconoscerle come partner e non come semplici esecutori».
Sulla stessa linea il vicepresidente di Confcooperative Belluno e Treviso, Manuel Noal: «La montagna può essere un laboratorio di innovazione sociale, ma servono una visione comune e investimenti mirati. Senza servizi adeguati, le comunità si svuotano: sostenere le cooperative significa sostenere il territorio».
Tra gli strumenti considerati strategici, la coprogettazione tra enti pubblici e privato sociale, che secondo Confcooperative deve essere applicata in modo coerente, evitando che il coinvolgimento iniziale si traduca poi in gare al massimo ribasso che ne vanificano lo spirito.
In un contesto in cui lo spopolamento e l’invecchiamento della popolazione mettono a rischio la tenuta delle comunità, le cooperative sociali chiedono che la montagna venga riconosciuta come territorio che richiede politiche dedicate, continuità amministrativa e una programmazione condivisa di lungo periodo.




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