Tiziano e percorsi vecelliani

Irene Savaris | 29 ottobre 2025 alle 12:41 | 0 commenti

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Indubbiamente tutti hanno sentito parlare di Tiziano Vecellio, nato a Pieve di Cadore attorno al 1485/90 e morto a Venezia nell’agosto 1576. Considerato il più grande pittore rinascimentale, la sua lunga vita gli ha consentito di lasciarci un patrimonio immenso di grandi opere; le committenze lo hanno chiamato in molti Paesi, tanto che possiamo considerare Tiziano un “emigrante” a pieno titolo, poiché possiamo trovare le sue opere nei più importanti musei mondiali a Madrid, Londra, San Pietroburgo, Washington, per non citare che alcuni luoghi.
Abbiamo chiesto alla professoressa Maria Giovanna Coletti, presidente della Fondazione centro studi Tiziano e Cadore, di parlarci del grande cadorino e della famiglia Vecellio, ma anche delle iniziative volte ad approfondire gli studi sul suo operato e a valorizzarlo.

Professoressa Coletti, Tiziano è considerato il pilastro della pittura veneziana. Perchè? Innanzi tutto, va ricordato che Tiziano, già in vita, fu un pittore europeo nel senso più pieno del termine. Amato da Carlo V e da Filippo II d’Asburgo—la dinastia più potente d’Europa—fu protagonista di una stagione artistica straordinaria, capace di influenzare profondamente i grandi maestri dei secoli successivi. La sua fama non ha mai conosciuto interruzioni: oggi Tiziano è riconosciuto e studiato in tutto il mondo. Aveva saputo organizzare la propria bottega come una vera e propria “fabbrica di immagini” (definizione di Bernard Aikema) creando un vero e proprio marchio: quello di Tiziano. Dimostra così di essere un imprenditore innovativo per il suo tempo. Pertanto, tutti volevano possedere un’opera che portasse la sua firma. Per accontentare la richiesta Tiziano si organizza con il risultato di avere una bottega affollata, con un ruolo preciso per ogni collaboratore. La qualità delle opere variava in base alla committenza: per l’imperatore, Tiziano riservava la sua mano e la massima eccellenza; per committenti meno prestigiosi, l’intervento della bottega era più marcato. L’organizzazione era frutto di una scelta pragmatica, dettata dalla fortissima domanda e dalla necessità di soddisfare le richieste con efficienza. Tiziano sapeva anche curare la propria immagine pubblica. Si avvalse, ad esempio, dell’amicizia con Pietro Aretino, abile mediatore, per accedere alle corti più influenti d’Europa. Nella sua bottega operavano incisori di altissimo livello, incaricati di riprodurre le sue opere in stampe, creando un mercato parallelo e molto vivace. Tra questi, l’olandese Cornelis Cort, che fu ingaggiato per realizzare incisioni di grande raffinatezza, richiestissime dagli amatori e collezionisti. Si evince che Tiziano fosse dunque non solo un grande artista, ma anche un imprenditore innovativo e un commerciante avveduto, e nella stessa bottega vi era una sezione che curava gli affari di famiglia, come il commercio del legname tra il Cadore e Venezia.

Di Tiziano, possiamo visitare la casa natale a Pieve di Cadore, ma rimangono sue opere in provincia? Siamo tutti in attesa della conclusione del restauro della Casa natale di Tiziano, un intervento che non solo ne valorizzerà il significato storico e culturale, ma ne faciliterà anche l’accessibilità, grazie all’abbattimento delle barriere architettoniche. La conclusione dei lavori è vicina e presto la potremo ammirare.
In provincia si conserva un’unica opera che, grazie a un recente restauro, è stata attribuita con certezza alla sola mano di Tiziano: si tratta della Madonna con il Bambino nella Chiesa Arcidiaconale di Pieve di Cadore. L’opera fu realizzata per la cappella della famiglia Vecellio, dove l’artista avrebbe voluto essere sepolto insieme ai suoi cari.

Se mancano altre opere di Tiziano, possiamo tuttavia fregiarci delle opere di altri artisti della famiglia Vecellio. Potremmo dire che esiste un itinerario “vecelliano” in provincia? Nel territorio provinciale è possibile riconoscere lungo il corso del Piave la presenza della bottega tizianesca, costituita in gran parte dai suoi familiari. A partire dal fratello Francesco, la cui mano è visibile in numerose pale d’altare nelle chiese del Cadore, fino a Marco, attivo nella Chiesa Arcidiaconale di Pieve, e Cesare, che operò tra Cadore e Belluno nelle chiese e al servizio della famiglia Piloni.
Il territorio bellunese offre inoltre la possibilità di percorrere diversi itinerari vecelliani, che permettono di riscoprire i luoghi legati alla vita e all’attività dei pittori della famiglia di Tiziano. Si parte da Lentiai, Sedico e Belluno, per poi risalire verso Perarolo, dove si incontra la figura del fratello Francesco, presente in molte pale d’altare delle chiese locali. Da lì si prosegue lungo la valle del Boite, fino a Campo di Sopra di Cortina, attraversando il cuore del Cadore e giungendo fino al Comelico. Ogni tappa racconta un frammento della storia artistica e familiare dei Vecellio, offrendo uno sguardo ravvicinato sulla diffusione della bottega tizianesca cadorina nel territorio. L’intero percorso è consultabile e approfondito sul sito ufficiale della Fondazione www.tizianovecellio.it, dove è possibile trovare mappe, descrizioni e materiali utili per esplorare questi luoghi con uno sguardo consapevole e appassionato.

Lei presiede la Fondazione centro studi Tiziano e Cadore, che ha appena concluso una serie di eventi all’interno dell’Estate tizianesca. Di che cosa si trattava e di quali altre iniziative si occupa la fondazione? L’Estate tizianesca è una delle attività della Fondazione realizzata per creare aggregazione intorno all’arte. Si tratta di una rassegna annuale che dialoga attivamente con i territori, costruendo itinerari culturali basati non solo sui luoghi legati alla figura di Tiziano, ma anche su comunità che desiderano riscoprire e valorizzare la propria storia. L’attenzione è rivolta alle persone e alle istituzioni che si impegnano nella tutela e nella promozione del patrimonio artistico e storico, che diventa così parte integrante dell’itinerario. Presentiamo restauri di grande rilievo, ma anche mostre in corso o in fase di progettazione, spesso con la partecipazione diretta dei curatori, come nel caso della mostra su Veronese a Madrid o dei Bassano a Vienna. La rassegna, per la sua capacità di creare coesione e per la valorizzazione delle eccellenze, ha ottenuto dalla Fondazione Milano Cortina l’uso del logo delle Olimpiadi Culturali 2026. La Fondazione si occupa anche di ri-abitazione della montagna, con progetti rivolti alle nuove generazioni, per promuovere la conoscenza dei luoghi d’origine e favorire una consapevolezza che li renda cittadini attivi e responsabili. In questo spirito, abbiamo creato e gestiamo la residenza d’artista, uno spazio dedicato alla ricerca e alla produzione culturale contemporanea. La ricerca rimane il cuore pulsante del Centro Studi, che si distingue per una metodologia fondata sull’analisi dei contesti locali, territoriali, regionali ed europei. Lavoriamo sul rapporto tra centro e periferia, dimostrando che, pur essendo geograficamente periferici, siamo centrali negli studi tizianeschi, come attestano i riconoscimenti internazionali ricevuti. In questo momento stiamo collaborando con la Magnifica Comunità di Cadore e il Comune di Pieve di Cadore per la preparazione di due eventi importanti previsti nel 2026: i Giochi Olimpici e il 450° anniversario della morte di Tiziano. È ancora prematuro entrare nei dettagli, ma ci stiamo adoperando per offrire al pubblico delle vere e proprie sorprese.
Quanto al tema dell’“emigrante Tiziano”, si può dire che lo sia stato, ma non per necessità. La sua famiglia apparteneva al ceto notabile, con solidi rapporti di lavoro e buoni contatti con Venezia. Pertanto, ancora giovanissimo, fu inviato a bottega nella città più stimolante e affascinante d’Europa, dove i Vecellio avevano la loro base commerciale, per apprendere l’arte della pittura. Entrò nella bottega dei Bellini e successivamente collaborò con Giorgione. Da questi maestri nacque il genio che, ancora oggi, a oltre quattro secoli di distanza, continua a stupire e affascinare il mondo.

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