Dopo settimane di incontri, valutazioni e sguardi incrociati ai risultati elettorali di Calabria e Marche, il centrodestra veneto ha sciolto il nodo: sarà Alberto Stefani il candidato alla presidenza della Regione Veneto per il dopo-Zaia.
Trentadue anni, padovano di Borgoricco, già sindaco, deputato e vicesegretario della Lega, Stefani rappresenterà Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Udc e Noi Moderati. La sua candidatura è stata accolta con toni solenni: «Per me è l’onore più grande», ha dichiarato, promettendo una campagna elettorale condotta “tra piazze e periferie”, con l’intento di dialogare con tutti, anche con chi non condivide le sue idee.
A sostenerlo, anche i deputati veneti della Lega: «Non possiamo che essere orgogliosi della scelta di Stefani come candidato presidente. Giovane, capace e pronto a proseguire il cammino tracciato da Zaia. Forza Alberto, saprai conquistare il cuore dei veneti».
Dall’altra parte, il candidato del centrosinistra Giovanni Manildo ha accolto la notizia con una punta di ironia: «Finalmente ho un avversario. Era diventato surreale». Poi la critica: «Scelta romana, frutto di pesi e contrappesi. Di “prima il Veneto” è rimasto poco».
Se eletto, Stefani diventerebbe il più giovane governatore d’Italia. Un risultato notevole per un politico che, a 15 anni, si iscriveva alla Lega, a 20 era già consigliere comunale e a 25 entrava in Parlamento. Oggi, oltre alla carriera politica, coltiva passioni personali come la pittura e la formazione dei giovani attraverso una scuola politica.
Il Veneto si prepara dunque a una sfida che segnerà un passaggio di testimone importante, con Stefani chiamato a misurarsi con l’eredità pesante di Luca Zaia e con la benedizione del leader leghista Matteo Salvini
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