Secondo l’ultimo report della Direzione centrale per le statistiche e gli studi (Stat-Today 2023-2024), i cittadini italiani iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) sono oggi 5.933.418, un numero pari a circa il 10% della popolazione italiana. Una cifra che continua a crescere anno dopo anno: +3,3% rispetto al 2023, con oltre 192.000 nuove iscrizioni, di cui 147.000 riferite a nuove emigrazioni.
La distribuzione geografica vede le Americhe (Sud e Nord) ancora forti delle antiche migrazioni, mentre l’Europa guadagna terreno soprattutto tra i giovani professionisti e gli studenti. In aumento anche le partenze verso l’Asia e l’Oceania, seppur con numeri più contenuti.
La nuova emigrazione: chi parte oggi e perché
Oggi, a differenza del passato, chi parte lo fa con titoli di studio più elevati e con progetti professionali o accademici ben definiti. Delle 147.000 nuove emigrazioni registrate nel 2023, il 52,4% riguarda giovani tra i 18 e i 34 anni. Il 45% si trasferisce per lavoro, mentre il 9,5% per motivi di studio. Il 16% emigra per ricongiungimenti familiari.
Le mete preferite sono Regno Unito, Germania, Francia e Svizzera in Europa; Argentina, Brasile, Canada e Stati Uniti nelle Americhe. Londra, Berlino, Parigi, Barcellona, ma anche Melbourne e Toronto sono tra le città più attrattive per la nuova mobilità.
Un dato interessante è che quasi il 60% dei nuovi emigranti è originario delle regioni del Nord Italia, in particolare Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, a conferma di un fenomeno non più legato alla povertà ma piuttosto a una ricerca di opportunità e crescita personale.
I discendenti degli emigrati storici
Oltre alla “nuova mobilità”, esiste una popolazione molto ampia di italiani all’estero composta dai discendenti degli emigranti di fine ‘800 e del primo ‘900. In Argentina, Brasile e Uruguay esistono vere e proprie “comunità italiane” di seconda, terza e quarta generazione.
Questi connazionali hanno spesso doppia cittadinanza e mantengono forti legami culturali con l’Italia: parlano il dialetto dei nonni, frequentano circoli italiani, celebrano festività tricolori. In molti casi sono motore di iniziative economiche e culturali che fanno da ponte tra i due Paesi.
In Argentina, per esempio, vivono più di un milione di cittadini con passaporto italiano, mentre in Brasile la comunità italo-brasiliana è stimata in oltre 30 milioni di persone di origine italiana. In Uruguay, su 3,5 milioni di abitanti, quasi 1 milione ha radici italiane.
Il ruolo della rete consolare e delle associazioni
A sostenere queste comunità all’estero ci sono oltre 200 sedi consolari, Comites (Comitati degli italiani all’estero), CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) e oltre 1.400 associazioni italiane registrate nel mondo.
Si occupano di assistenza, promozione culturale, educazione e cittadinanza. Oltre 60 scuole italiane all’estero riconosciute dal MIUR e centinaia di corsi di lingua per bambini e adulti portano avanti l’identità italiana nel mondo.
Un ruolo importante è giocato anche da reti professionali, start-up, camere di commercio e gruppi di giovani italiani all’estero, che alimentano un ecosistema transnazionale sempre più dinamico.
Cittadinanza, identità e nuove generazioni
La cittadinanza italiana continua a essere un forte attrattore. Sono oltre 130.000 all’anno le richieste di cittadinanza per discendenza. Paesi come Argentina, Brasile e Stati Uniti registrano le maggiori domande.
Le seconde e terze generazioni spesso si confrontano con una doppia identità: fortemente integrate nei Paesi di residenza ma anche orgogliose delle radici italiane. Molti cercano di riavvicinarsi al Paese d’origine tramite viaggi, percorsi universitari o programmi di scambio.
Curiosità: alcune regioni italiane, come il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e la Calabria, offrono borse di studio e percorsi formativi per i giovani discendenti degli emigranti, nell’ottica di un “ritorno” delle competenze e del capitale umano.
Le sfide della rappresentanza e delle politiche per gli italiani all’estero
Tra le sfide più complesse per la Farnesina e per il governo italiano c’è il miglioramento della rappresentanza democratica (si discute di riforme per il voto estero), il potenziamento dei servizi consolari e il rafforzamento delle politiche per il rientro.
Alcuni provvedimenti come il “Controesodo” o gli incentivi fiscali per i rimpatriati non hanno ottenuto i risultati sperati. Tuttavia, si assiste a un progressivo interesse politico verso questa “Italia fuori dai confini”, che nel 2022 ha votato con oltre 2 milioni di schede valide nelle elezioni generali.
Iniziative recenti come il “Tavolo per la nuova mobilità italiana” e l’istituzione di fondi per l’imprenditoria degli italiani all’estero puntano a valorizzare questa risorsa anche in chiave di diplomazia economica e culturale.
Conclusioni
Il quadro che emerge dal report 2023-2024 è complesso ma chiaro: l’Italia è un Paese con una forte identità globale. I quasi 6 milioni di italiani all’estero sono risorsa, rete, memoria e progetto. Dai giovani neolaureati agli anziani di seconda generazione, dai medici in Svizzera agli imprenditori in Canada, dalle studentesse Erasmus a chi parte “per provare” – ognuno di loro è parte di una grande storia collettiva.
Un’Italia senza confini, che cambia, si muove, si adatta e cresce. E che guarda ancora – in avanti e all’indietro – a quella parola semplice e forte: casa.
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